10/06/2009
Oggi sveglia di buon ora e visita al campo rifugiati di Aroub, tra Hebron e Betlemme. Al nostro arrivo un nugolo di bambini di ogni etá ci circonda, sfoderando tutte le loro conoscenze linguistiche. I piú intraprendenti ci chiedono gli indirizzi e-mail, tra i rimproveri un pó sornioni e complici di qualche adulto che passa da lí. Il grande evento della giornata per loro sembra essere questo gruppuscolo di europei piovuti da chissá dove. Nelle loro domande c’é la curiositá di sapere da dove veniamo e che ci facciamo nel campo.
Dopo aver manifestato il loro entusiasmo per il Barcelona ed il Real Madrid, ci chiedono quando finiremo la visita, ci volgiono rincontrare, abbiamo fatto colpo.
Incontriamo Ahmed, il responsabile della municipalitá del campo. All’inizio é un pó scettico, non saremo né i primi né gli ultimi a presentarsi con un bel sorriso ingenuo e volenteroso davanti alle porte blu dell’UNRWA. Ci dice come si vive nel campo: c’é una clinica con un solo dottore che si prende cura dei 9000 rifugiati del campo e degli 11000 abitanti dei villaggi intorno. Per la cura delle anime invece, il campo ha ben due moschee. Il complesso del municipio é incredibilmente bello e íncredibilmente vuoto. Diviso su due piani, troviamo due stanze per le feste e gli eventi. Dal tetto vediamo le due piscine, entrambe per i ragazzi, non avendo ancora fatto la copertura le ragazze non possono usarle. Adesso sono vuote, dopo gli esami potranno essere usate dalle migliai di bambini del campo.
Ci offriamo di lavorare con loro una volta alla settimana. Anche qui cominceranno i summer camps e hanno bisogno di volontari per stare dietro ai bambini. Ahmed ci propone anche di collaborare con lui per la ricerca di fondi all´estero per finanziare i loro progetti. Ce ne andiamo entusiasti, ci sentiamo utili.
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Leggendo il tuo racconto mi è venuto in mente un bellissimo articolo-reportage fatto da La Vanguardia, 'barça, madrid, yihad'. vale la pena leggerlo. ho provato a mandarti il link ma non me lo fa fare.
RispondiEliminabeh paola, ti leggo, spero vada tutto molto bene :)
saluti da barcellona,
roser
Ciao Roser, grazie per il paragone! Questo diario quotidiano mi aiuta a metabolizzare le cose che vivo, che a volte sono un po' difficili da accettare. Spero anche che l'idea di Palestina che ne viene fuori sia un po' meno stereotipata di quello che e'.
RispondiEliminaTi mando un bacio