La vita a Hebron ha assunto ormai un tono di quotidianitá, nel senso che lavorare e vivere con un limitato numero di persone ha dato alle mie giornate un sapore di familiaritá, e mi piace davvero molto questa sensazione.
Questo benessere comincia al mattino, quando bene o male ci si ritrova a fare colazione tutti insieme. La versione standard e ridotta delle persone che vivono in casa é composta da Laura, dal Paese Basco, Kenan da Stoccolma ed io. Riesco peró a stento a ricordare i giorni in cui in casa si era solo in tre. Il piú delle volte Victor, dalle tedesche terre della Francia, ci fa onore della sua presenza, da una settimana invece si é accampato Gustav, il nostro fancuillo danese, cacciato indirettamente dalla camera che gli avevano dato al club dove lavora con me come volontario. Il suo soggiorno é finito oggi, é ripartito per la Danimarca stamattina. L’augurio piú grande che ha ricevuto da noi é la speranza che non lo perlustrino intimamente in aeroporto.
Laura ed io stiamo lavorando ad un bella iniziativa. Abbiamo scritto un progetto su come insegnare la radio ai ragazzi palestinesi che frequentao le associazioni per cui lavoriamo. Durante le prime due lezioni un gruppetto di circa 10 adolescenti un pó dubbiosi mi aveva dato la sensazione che fossero lí perché costretti da amici e parenti dei responsabili del centro. Dalla terza lezione in poi, quando i nostri hanno dovuto mettere in pratica le poche informazioni che abbiamo dato loro e scrivere un programma radiofonico su un argomento a scelta, Laura ed io abbiamo visto sbocciare la loro a la nostra soddisfazione. Entusiamo e gioia, molto caos e un tasso di partecipazione in aumento. Adesso abbiamo piú di 15 ragazzi e ragazze pronti per registrare professionalmente il loro programma radiofonico. Domani sará il giorno della visita alla radio dell’universitá, nel pomeriggio pronti a registrare con un nuovo mixer. Giovedí invece ce ne andiamo a Nablus, a condividere con i ragazzi del posto le esperienze fatte, all’interno di un progetto finanziato dall’UNESCO che prevede scambi e incontri tra i ragazzi delle due cittá piú estreme della Cisgiordania, non solo a livello geografico.
Pomeriggio di solito cerco di far passare il tempo tra internet e curriculum da inviare. Il lavoro da fare qui al Club non é davvero molto, ma dopo una chiacchierata con Nivin, la responsabile della progettazione, ho avuto carta bianca sulla scrittura dei progetti. Il mio lavoro adesso sará trovare delle idee da realizzare, loro cercheranno i soldi per farlo. Dopo essermi lamentata un pó della inattivitá del Club, ecco che mi ritrovo catapultata nel pieno dei preparativi per il prossimo summer camp. A luglio credo che non avró neanche il tempo di mangiare, e tutto questo proprio nel periodo in cui Igor dovrebbe venire a trovarmi, bien joué.
Le sere variano a seconda che si tratti dei fine settimana o dei giorni lavorativi. I giorni lavorativi sono stati ormai colpiti da un contagio diffuso dal nostro carissimo franco-tedesco. Una sera su due viene infatti spesa a giocare a un gioco di ruolo chiamato Diplomazia, dove ogni giocatore é un paese o un gruppo di paesi che deve sconfiggere i suoi avversari simulando la guerra. Molte ore di sonno perse e molti bicchieri di arak bevuti. Nei fine settimana si sbarca nelle cittá del peccato della West Bank, dove l’alcool non é considerato un biglietto di sola andata per la Jenna (l’inferno islamico). Mi piace sempre incontrare gli altri volontari, hanno sempre delle storie interessanti da condividere. Ma alla fine della serata sento la mancanza di Hebron e voglio tornare a casa, non c’é bottiglia di birra o festa che tenga, perché ormai ana Paola, min lKhalil (sono Paola, vengo da Hebron) .
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sto aspettando di leggere un altro post. sono scafato d'informazioni.
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